L’art 1 della nostra Carta Costituzionale definisce l’Italia quale Repubblica; la dianzi citata norma aggiunge, però, una importante parola, definendo la nostra Repubblica quale democratica; l’Italia, quindi, è uno Stato fondato sul governo del popolo – art.1/2 la sovranità appartiene al popolo -.

Tale definizione pone le basi per un successivo passaggio logico, rappresentato da una circostanza fattuale, ossia che si ha democrazia quando il popolo partecipa al governo dello Stato.

Gli ordinamenti giuridici degli Stati democratici prevedono vari istituti idonei al coinvolgimento del popolo nel governo dello Stato; in tale sede ci occuperemo delle formazioni sociali che elaborano i dati della realtà e li traducono – ovvero dovrebbero tradurli – a livello dello Stato -apparato, ossia dei partiti politici, definiti, da autorevole studioso ( Mortati ) quali associazioni di individui accomunati da una particolare visione degli interessi generali, in una certa comunità statale.

L’art. 18 Cost. sancisce il diritto, in capo ai cittadini, di associarsi liberamente, per finalità non vietate dalla legge; estrinsecazione della libertà appena citata è rappresentata dalla norma, di cui all’art. 49 Cost., che attribuisce il diritto ai singoli di associarsi in partiti, al fine di concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale.

In particolare, l’elemento caratterizzante dei partiti è rappresentato, storicamente, sia dallo scopo (inteso come ideologia generale), sia da una organizzazione, idonea al perseguimento del predetto scopo; nelle democrazie occidentali il sistema politico è basato sul c.d pluripartitismo, mentre nei Paesi dell’area socialista il partito ha, fondamentalmente, natura di organo dello Stato, nell’ambito di un sistema monopartitico.

Occorre, tuttavia, rilevare che, nel nostro Paese, negli ultimi decenni, il sistema dei partiti, inteso nel senso classico e su riportato del termine, è andato, complessivamente, in sofferenza, e ciò per varie ragioni che vanno dalle indagini giudiziarie, alla crisi delle ideologie, elementi che, uniti anche ad altri, hanno condotto ad una crisi della stessa struttura del partito, con la creazione di movimenti ed organizzazioni che non riproducono più la struttura dei partiti tradizionali, fondati sull’adesione fideistica degli iscritti e su una rigida centralizzazione degli apparati – in tal senso T. Martines, Dir. Cost., Giuffrè ed., Anno 17-

La partecipazione dei cittadini alla vita politica dovrà, quindi, attuarsi attraverso forme di aggregazione che dovranno prediligere, ove vogliano tradurre i reali bisogni ed interessi dei singoli, la cura e la tutela di temi immediati, giornalieri, che possono e devono essere affrontati e risolti senza intermediazioni complesse.

E’ necessario, pertanto, essere attenti alla formazione ed allo sviluppo di nuovi movimenti politici, sensibili alle istanze della società che, senza, naturalmente, trascurare i temi importanti della vita dello Stato, siano anche – e soprattutto – attenti alle problematiche del vivere di ogni giorno.

 

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